Fast & Furious 10: Dwayne Johnson rifiuta l’appello di Vin Diesel che lo invitava a tornare per il finale della saga

Lo scorso novembre Vin Diesel aveva lanciato un appello per far tornare Dwayne Johnson per il decimo capitolo della saga Fast & Furious.

Ecco le parole di Vin Diesel:

“Mio fratellino Dwayne… è giunto il momento. Il mondo attende il finale di Fast 10. E come sai, i miei figli ti chiamano Zio Dwayne a casa nostra. Non c’è una vacanza che passi senza che voi non vi mandiate degli auguri… Ma è venuto il momento. Il nostro retaggio ci attende. Ti dissi, anni fa, che avrei mantenuto la mia promessa a Pablo. Giurai che avremmo raggiunto il meglio nel finale, che è il decimo film. Lo dico con tanto amore… ma devi esserci, non lasciare il franchise, hai un ruolo molto importante da interpretare. Hobbs non può essere interpretato da qualcun altro. Spero che ti dimostrerai all’altezza e compirai il tuo destino”.

Tuttavia, sembra proprio che Johnson non sia intenzionato a far ritorno:

“Ho detto direttamente a lui che non tornerò nel franchise. Con le mie parole sono stato deciso, ma cordiale, ho fatto presente che sarò sempre di supporto per il cast e tiferò sempre per il successo del franchise, ma che non c’era alcuno spazio per un mio ritorno. I recenti post di Vin sono un esempio delle sue manipolazioni. Non ho gradito che abbia tirato in ballo i suoi figli nel post, così come la morte di Paul Walker. Andavano lasciati fuori. Ne abbiamo discusso mesi fa e la cosa è stata chiarita.
Il mio obbiettivo è sempre stato quello di concludere con gratitudine e grazia questo straordinario viaggio in questo incredibile franchise. È un peccato che questo “botta e risposta” pubblico abbia intorbidito le acque. Detto questo, sono fiducioso nel mondo di Fast e nella sua abilità di riuscire a consegnare qualcosa di significativo per il pubblico. Auguro davvero il meglio alle mie ex co-star”.

Ecco quanto aveva espresso tempo addietro l’attore in merito alle questioni legate al suo abbandono:

“È una questione di filosofia lavorativa giornaliera. Trattare tutti come dei partner che stanno al tuo stesso livello. Compreso lo studio che ti finanzia. Trattare la troupe – a prescindere dalla tua posizione o dall’ordine del giorno o chissà che altro, come dei tuoi pari – con rispetto, umiltà, dare la giusta importanza a tutto il processo e al lavoro di ogni altro essere umano che, lavorando duramente tanto quanto te a un film e sudando, magari, anche di più, lo rende possibile [il fare un film, ndr.]. Poi per me è sempre stato molto importante stare con la schiena ben dritta e guardare negli occhi chi mi sta davanti. E se dici di fare una cosa, alla fine devi farla”.

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