RECENSIONE:
“Baby“, il nostro protagonista ci viene subito mostrato per quello che è, un ragazzino di nome e di fatto che, dopo aver vissuto un’infanzia davvero problematica, decide di vivere la sua vita cercando di rifugiarsi nella musica, quella stessa sinfonia che porrà un netto margine fra se e l’ambiente circostante. Allo stesso tempo, Baby, è un asso delle auto e per quanto cerchi di vivere nella maniera più serena possibile, l’altra faccia della medaglia lo spinge giornalmente verso degli incarichi da pilota malavitoso che lo tengono costantemente a contatto con il pericolo. Edgar Wright è proprio questo che fa, ci abitua a vedere il ragazzo alle prese con inseguimenti mozzafiato dai quali riesce ad uscire nella tranquillità più assoluta.
La cosa più curiosa che non può di certo passare in secondo piano è che, la pellicola in questione, rappresenta per il regista il primo vero lavoro scritto e diretto interamente da lui. Pur cercando di non mozzare il proprio stile, Wright, si mette alla prova cercando di ampliare le proprie vedute e sperimentando metodologie assai nuove e ben lontane dalle tecniche parodistiche che, tuttavia, gli torneranno parecchio utili quando si tratterà di smorzare i toni della narrazione.
E se la regia si è dimostrata impeccabile, altrettanto lo si può dire delle interpretazioni dei nostri protagonisti. Volendo per un secondo mettere da parte le superbe performance di un sempre sul pezzo Kevin Spacey ed un sempre crescente Jamie Foxx, va sottolineata la presenza e la prova attoriale di Ansel Elgort. Nonostante il giovane attore ci abbia messo un bel po’ per farsi strada nel cinema che conta, di sicuro potrà ritenersi soddisfatto con Baby Driver. Non solo Elgort riesce a trasmettere allo spettatore ogni singolo sentimento o emozione provata dal suo personaggio, bensì riesce ad indossare quel ruolo come se nessuno a parte lui avesse mai potuto interpretarlo.
Wright ha avuto il pieno merito di non lasciare proprio nulla al caso, persino i comprimari sono disegnati in maniera a dir poco maniacale: da Doc (Kevin Spacey), uomo senza scrupoli che viaggia sempre borderline tra ciò che è giusto e ciò che lo è esclusivamente per lui, a Bats (Jamie Foxx) che se apparentemente pazzo risulta esserlo molto di più, per finire con Buddy (Jon Hamm) che nonostante abbia passato l’intera vita seguendo la via più oscura, la intraprenderà del tutto solo quando la vita lo metterà di fronte ad uno dei dolori più grandi che abbia mai provato.
Baby Driver riesce a condurre lo spettatore in un mondo dove cinema e musica coincidono perfettamente, dove non solo si completano bensì dove non possono esistere l’uno senza l’altra.