RECENSIONE:
A distanza di trent’anni da “Cuore selvaggio” di David Lynch, Nicola Cage e Willem Dafoe tornano nuovamente insieme per un film davvero fuori dagli schemi. Il progetto registico di Paul Schrader sembra subito chiaro, utilizzare gli schemi del cinema pulp per raccontare la storia di uomini frenetici e totalmente fuori dalle righe ma in maniera ben più calma. Nonostante la critica ci sia andata giù pensante con “Cane mangia cane“, non si può di certo definire una pellicola brutta, non in linea con quanto desiderato forse, ma sicuramente lontano dall’essere un flop.
La narrazione parte subito con l’intento di stupire ed interessare e, sicuramente, riesce nel suo scopo. Con un Willem Dafoe tanto psicopatico quanto alterato dalle droghe, per quella che sarà una delle scene più crude di tutto il film. Sin dal contrasto tra la personalità del protagonista interpretato da Dafoe e la variazione cromatica in cui si svolge l’incipit, si capisce subito dove la storia vorrà andare a parare. E se da un lato abbiamo un personaggio tanto sregolato, dall’altro abbiamo un Nicolas Cage della mente lucida, geniale e stratega.
“Cane mangia cane” rappresenta ciò che dà subito a vedere, la società vista dagli occhi di quelli che ne vengono considerati emarginati, la cui vita può essere scandita esclusivamente da toni di criminalità, sprezzanti di ciò che potrebbe accadere e disposti a tutto pur di ottenerne i massimi benefici. Tra violenza, droga, sesso e luci al neon di bar miseramente squallidi, Schrader ci mostra il volto nuovo dell’anti-eroe, una storia tanto sofisticata da crearsi una patina intellettuale che si pone da filtro tra lo spettatore e tutti coloro i quali sono addentri alla narrazione, come quasi si volesse preservare l’artisticità della pellicola che, purtroppo, non a tutti è concesso percepire.