Captain Marvel: ne avevamo davvero bisogno?

RECENSIONE:

In questi ultimi anni, dieci per l’esattezza, abbiamo visto accaparrarsi la benevolenza del pubblico e della critica, i cosiddetti cinecomics, trasposizioni cinematografiche dei più comuni albi a fumetti. La Marvel, prima tra tutti, è riuscita a sovrastare quei luoghi comuni che anelavano attorno questa vera e propria forma d’arte, riuscendo a donare spessore ed intensità persino alla loro controparte visiva. La vera forza di questo progetto era quello di donare ai personaggi che ne facevano parte, una storia propria, un carattere determinato ed un viaggio che ha poi condotto ognuno di loro a quella che sarà l’acme di tutto il percorso, l’attesissimo Avengers: Endgame. Tuttavia, ad un passo dal sogno, qualcosa sembra essere andato storto e, quel qualcosa, porta il nome di Captain Marvel.

Il film in questione si presenta, a dispetto di tutti gli altri comprimari, una pellicola senza spessore, importante per il ruolo che andrà a ricoprire ma che, tuttavia, la giusta “importanza” è stata quella che le è proprio andata a mancare. Ma partiamo con ordine.

Captain Marvel, sin dai primi rumors, veniva mostrato come quasi la chiave di volta del fittissimo Universo Cinematografico Marvel. Nonostante tutto però, ciò che ci è stato poi mostrato è una chiave di modeste fatture, smussata agli angoli e che, a pensarci bene, non s’incastra poi tanto perfettamente con la serratura. Il personaggio di Carol Danvers ci viene presentato in una semplicità quasi banale: piatta e senza un particolare carisma, il tutto non proprio aiutato dall’interpretazione, o forse sarebbe opportuno dire “non interpretazione” di Brie Larson. L’attrice non incalza né il ruolo né il contesto che va a ricoprire, come quasi totalmente esterna al genere cinematografico in cui si va a definire il film. Non ci esimiamo dal dire che se non fosse stato per un colosso quale il Nick Fury interpretato dal superbo Samuel L. Jackson, il film sarebbe potuto benissimo esser muto, ottenendo tuttavia lo stesso risultato.

Sembra quasi che la cara e buon vecchia Marvel, consapevole di quanto troppo esteso fosse il mondo riguardante questa storica eroina da poter essere raccontato in un solo capitolo, abbia comunque deciso d’infischiarsene, rilasciando in sala un prodotto mediocre che tutto dice ma in un modo che per nulla gli rende giustizia. Ciò che fa più rabbia da parte di un fan o di uno spettatore, è il sapere come un lungo viaggio decennale, venga portato al suo compimento da un personaggio, Captain Marvel appunto, che per quanto si sforzi non riesce ad amare.

Da Tony abbiamo imparato quanto i sentimenti valgano molto più del denaro e di come questi non siano che uno strumento per un bene superiore. Steve ci ha insegnato a lasciarci il passato alle spalle in virtù di un futuro che abbiamo il dovere di proteggere. Thor ci ha mostrato come un Dio sia in realtà nulla di fronte la tenacia dell’essere umano. Bruce, dal suo canto, ha dimostrato come un uomo, non possa nulla fin quando non accetta ogni piccolo lato di sé, compreso quello più brutale. Persino Thanos, dall’alto della sua crudeltà, ci ha mostrato il fascino perverso del male. E poi, suo malgrado, arriviamo a Carol che, per quanto possa averci provato, ci ha semplicemente mostrato come basta un niente, un semplice schiocco di dita, a metter in crisi anche le più solide delle basi. Perché forse, in fondo, è meglio fare a meno di una cosa della quale non si ha realmente bisogno.

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