Silence: quando fare il cinema rimane un’arte per pochi

SCHEDA DEL FILM:

Titolo: Silence

Anno: 2016

Genere: Drammatico, Storico

Durata: 161 min.

Regia: Martin Scorsese

Sceneggiatura: Jay Cocks

Cast: Adam Driver, Andrew Garfield, Liam Neeson, Ciarán Hinds, Issey Ogata, Tadanobu Asano, Shinya Tsukamoto, Ryô Kase

TRAMA:

Silence racconta la storia di due missionari portoghesi che nel XVII secolo intraprendono un lungo viaggio irto di pericoli per raggiungere il Giappone, alla ricerca del loro mentore scomparso, padre Christovao Ferreira, e per diffondere il cristianesimo. Scorsese dirige Silence da una sceneggiatura scritta da lui stesso con Jay Cocks. Il film, basato sul romanzo di Shusaku Endo del 1966, esamina il problema spirituale e religioso del silenzio di Dio di fronte alle sofferenze umane.

RECENSIONE:

Ad essere veramente onesti con voi, non vedevamo l’ora di darvi la nostra opinione riguardo Silence, l’ultima fatica di Martin Scorsese. In questi anni il regista si è costruito la nomea di essere una vera e propria garanzia e, col rischio di rasentare il banale, siamo orgogliosi che non si sia smentito neppure questa volta. Il film di Scorsese va a riempire quel vuoto che da tanto permeava nel panorama cinematografico. Silence non è un film sulla religione né un film sull’uomo, Silence è l’uno con l’altro, il rapporto che l’individuo ha col divino, l’esternazione di una fede che deve essere vissuta come fatto privato, rinunciando a tutti i suoi segni esteriori, alla Chiesa delle icone, dei sacramenti e degli ordini. Dalla sceneggiatura impeccabile alla fotografia mozzafiato, il film di Scorsese mostra un lato della società, che se pur anni luce lontana dalla nostra, è esistita ed esiste in certi angoli del mondo. La figura del prete si ridimensiona riducendosi quasi all’osso. Padre Rodriguez (Andrew Garfield), prima di essere una guida religiosa è un uomo: che prega, che ama, che soffre. Si esalta e si commuove di fronte alle comunità che tengono accesa la fiammella della fede in Cristo, nonostante le repressioni cruente del governo nipponico; si dispera quando i “suoi” fedeli muoiono da martiri, mentre lui si nasconde, per sopravvivere in nome della sua missione. Quello che abbiamo di fronte è un film che soffre mentalmente e fisicamente e che della stessa sofferenza riesce a pervadere lo spettatore.

Martin Scorsese si dimostra un Re Mida del mondo del cinema. E se qualcuno ne dubitava attribuendo i suoi ultimi successi al ruolo da protagonista affidato quasi sempre a DiCaprio, stavolta dovrà ben ricredersi. Il regista non solo cambia il cast con il quale solitamente collabora, ma punta su due cavalli considerati da molti quelli perdenti: Liam Neeson al quale si attribuiscono solamente ruoli di secondo livello in action tutti uguali, e sul quasi scomparso dalle scene Andrew Garfield che, non solo s’imbarcano in un tale progetto ma che, forse, ci regalano l’interpretazione migliore della loro carriera, la migliore della loro vita.

TRAILER:

 

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