Una delle serie di punta del mese di marzo, “Tredici“, “Thirteen reasons why” nella versione originale, ha fatto parlare di se per la crudezza delle sue immagini e per il forte messaggio che ha saputo catturare un ampio bacino di pubblico.
La trama si basa sul romanzo, scritto da Jay Asher, riadattata, in modo egregio vista la difficoltà della tematica, per la piattaforma di streaming. Protagonista della storia è Clay Jensen, giovane studente del liceo, che a due settimane dalla morte per suicidio della giovane Hannah Baker, ragazza di cui lui è sempre stato innamorato, trova davanti la porta di casa una scatola contenente sette cassette, contenenti le registrazioni in cui Hannah spiega i motivi per cui ha deciso di togliersi la vita.
La prima stagione, visto il finale e la risposta di pubblico è più che legittimo aspettarsi una seconda stagione, ripercorre esattamente le emozioni trasmesse in ogni registrazione, l’andamento narrativo, lento e incalzante nel finale, si svolge di pari passo con i racconti della giovane, le cui disavventure e sofferenze diventano via via più personali e dolorose.
Ogni nastro fa riferimento ad una diversa persona con cui Hannah è venuta a contatto (amici, conoscenti, 10fidanzati) e le cui azioni l’hanno portata a non sopportare il peso che la vita aveva assunto.
Netflix, soprattutto nel finale, ci mostra con la massima crudezza quanto può essere difficile per un/una giovane inserirsi nel contesto scolastico, come questo possa mutare la propria quotidianità, come i giovani non si rendano conto del dolore che sono in grado di procurare e come le parole possano violare profondamente l’interiorità di una persona.
Tredici non è una serie per tutti, bisogna lasciare che il racconto vada avanti con i tempi che la serie stessa stabilisce, solo in questo modo la catarsi può cogliere lo spettatore, raggiungendo il suo exploit nel momento in cui ci mostra Hannah abbandonare la vita, senza nessuno al suo fianco, e senza che noi spettatori, come i protagonisti dei suoi nastri, possiamo fare nulla per impedirglielo.
Dopo la sua uscita diversi spettatori hanno deciso di muoversi per far si che venga proposta la sua visione anche nelle scuole superiori, nulla di ciò che viene narrato non può o non avviene già in diversi istituti, e se c’è la possibilità che qualche studente si riconosca in Hannah Baker, è giusto sensibilizzare sui temi che vengono trattati.